Praticare l'esichìa
- Doroteo Alberti - redattore
- 6 feb
- Tempo di lettura: 5 min
Una breve guida all'esercizio spirituale più semplice e bello del mondo.

L'esichìa (o esicasmo) è un sistema spirituale di natura contemplativa, che nasce in seno al cristianesimo orientale.
Esso ambisce alla perfezione dell’essere umano attraverso l’unione con Dio, raggiunta mediante una preghiera costante, secondo l'insegnamento paolino presente in 1 Ts 5, 17: "pregate incessantemente".
La forma tradizionale di questa preghiera intensiva è la cosiddetta ‘preghiera di Gesù’ o ‘preghiera del cuore’, che si articola nella seguente giaculatoria tradizionale, di cui esistono anche variazioni, più brevi e più lunghe:
«Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatore»
La preghiera viene recitata tipicamente scorrendo una corda con nodi, conosciuta con il termine greco "komboskini" o con il suo equivalente termine russo "чётки" (pron. "ciòtki"), ripetendo l’invocazione a ogni nodo.
In Occidente, una nota testimonianza di questa pratica si ritrova nei Racconti di un pellegrino russo, un libro anonimo proveniente dal monte Athos e curato da un abate intorno all'anno 1860, nel quale il pellegrino dimostra come anche un uomo semplice possa giungere all’unione con Dio e alla "theosis" (un concetto ascetico molto caro alla spiritualità bizantina, traducibile come "dèificazione").
Ma come si usa il komboskini (o чётки)?
Il komboskini è, come detto, una corda da preghiera tradizionale, utilizzata soprattutto nel cristianesimo bizantino e ortodosso. Essa è fatta tipicamente in lana di pecora, dotata di un'appendice a forma di croce, seguita da un piccolo ciuffo. Esso è a testimonianza dell'efficacia di questa pratica, poiché ideato per asciugarsi le lacrime di commozione, che inevitabilmente sorgono spontanee dopo un certo periodo passato in preghiera.
Ecco come utilizzarlo:
Preparazione
Trova un posto tranquillo dove puoi pregare senza distrazioni.
Assumi una postura comoda, che può essere in piedi, seduti o coricati, come preferisci.
Tuttavia, il raccoglimento a tutti i costi non è una condizione indispensabile: la preghiera può essere effettuata anche sul lavoro o camminando per strada o in montagna (purché sempre in condizioni di sicurezza).
E' per questo motivo che i monaci suggeriscono di utilizzare la corda con la mano sinistra, in modo da tenere la destra libera di scrivere o svolgere altre attività pratiche.
Preghiera continuativa
Ogni nodo del komboskini rappresenta una preghiera. Prendi il primo nodo e recita la Preghiera di Gesù.
Muoviti al nodo successivo e ripeti la preghiera.
Continua in questo modo, meditando sulle parole e cercando di "viaggiare interiormente": non necessariamente tramite una ricerca di particolari immagini mentali, quanto piuttosto lasciando che l'attenzione si focalizzi il più possibile sulle parole che si stanno recitando.
Non bisogna aver paura di alienarsi, né temere che questo comportamento si trasformi in ossessione: questo non avverrà, perché la sincera ricerca di Dio non produce mai frutti malsani.
Ritmo e respiro
Cerca di abbinare il ritmo della preghiera al tuo respiro:
Inspira: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio.”
Espira: “Abbi pietà di me, peccatore.”
Questa suddivisione ha sì un effetto concreto - aiuta a calmare la mente e a concentrarsi meglio sulla preghiera - ma ha anche un valore profondamente simbolico: il gesto è quello di immettere e accogliere dentro di sé la Grazia di Dio, manifestatasi nel nostro Signore Gesù Cristo, in modo che sia poi essa ad "espellere l'uomo vecchio", che ci permetta cioè di espirare e buttare fuori il "me, peccatore".
Focus e intenzione
Il komboskini non è soltanto un ninnolo dall'aspetto singolare: il fatto che stiamo parlando proprio di un oggetto fisico al servizio di un'attività mentale, è un aspetto molto importante.
Siamo anime incarnate: è attraverso il nostro corpo, la nostra fisicità, che possiamo fare esperienza di Dio. Il nostro cervello è parte del nostro corpo, e il nostro corpo è unito alla nostra anima.
Il nostro Dio non ha scelto a caso la via dell'incarnazione, per farsi conoscere!
San Tommaso d'Aquino infatti afferma, nel suo c.d. assioma peripatetico, "Nihil est in intellectu quod non sit prius in sensu", ovvero "nulla è nell'intelletto che prima non sia stato nei sensi".
Se ti distrai, il komboskini gentilmente e inevitabilmente riporta la tua attenzione alla preghiera, semplicemente trovandosi nella tua mano.
Durata e riflessione
Non c'è una durata fissa, ma più a lungo si persevera, maggiore è l'efficacia.
Puoi utilizzare il komboskini per pochi minuti, per periodi più lunghi, a seconda del tempo a tua disposizione e della tua dedizione.
Una volta terminata la preghiera, prenditi qualche momento per riflettere in silenzio e
rimanere alla presenza di Dio.
Il komboskini è un aiuto, non il fine.
Il fine è entrare in una comunicazione diretta, pura, intuitiva, con il Signore.
Chi scrive queste righe afferma che questa esperienza non delude, e testimonia che questo metodo può cambiare la vita delle persone.
Dio è semplice, diceva San Tommaso d'Aquino.
E' la risposta a tutte le domande, senza usare neanche una parola.
Cosa succede dopo che si è ripetuta la preghiera centinaia di volte, a detta dei "Padri del deserto"?
Provare per credere!
Secondo i Padri del Deserto, recitare la Preghiera di Gesù per centinaia (o migliaia!) di volte, usando strumenti come il komboskini, porta a uno stato di profonda trasformazione interiore.
I risultati di questa pratica non sono solo psicologici, ma anche spirituali, poiché la ripetizione costante apre il cuore alla grazia divina. Ecco cosa descrivono i Padri:
1. La mente si calma
Con la ripetizione continua, la mente si libera gradualmente dalle distrazioni e dai pensieri caotici. Si raggiunge uno stato di quiete interiore, di pace profonda.
2. La preghiera scende nel cuore
I Padri insegnano che, con il tempo, la preghiera non rimane solo una ripetizione verbale, ma penetra nel cuore. La persona non "recita" più la preghiera: la preghiera diventa parte del suo flusso di coscienza spontaneo, la "colonna sonora" della propria vita interiore.
3. Illuminazione spirituale
Con la pratica continua e umile, il fedele può sperimentare momenti di illuminazione spirituale, in cui sente una presenza tangibile di Dio. Alcuni Padri descrivono una "luce interiore" o luce divina, paragonata alla luce sul Tabor durante la Trasfigurazione di Cristo.
4. Lotta contro le passioni
La ripetizione aiuta a combattere le passioni e i peccati radicati. La mente si purifica e l'anima si distacca dai desideri materiali, avvicinandosi sempre di più a Dio.
5. Unione con Dio
Il risultato più alto ottenibile è l'esperienza estatica, il fine ultimo della vita cristiana secondo l'ascetica dei Padri del Deserto. La persona diventa unita a Dio, vivendo nella sua presenza in modo continuo e trasformando ogni aspetto della sua vita in un atto di comunione con Lui.
I Padri sottolineano che questo progresso non avviene automaticamente né velocemente. Richiede infatti una umiltà profonda, per evitare l'orgoglio spirituale.
Richiede inoltre disciplina e perseveranza, per non abbandonare la pratica nei momenti di aridità.
E' sempre suggerito l'aiuto da parte di una guida spirituale (un sacerdote, un monaco o una monaca di comprovata fede, o anche catechisti laici, purché agiscano in comunione con il parroco o con il vescovo locale), per evitare auto-inganni o deviazioni.



Commenti