Qoelet - puntata 0
- Doroteo Alberti - redattore
- 12 mag 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 23 mag 2024
Una breve serie di post dedicata a un libro speciale di sapienza, misterioso, semisconosciuto, piazzato proprio lì nel bel mezzo della Bibbia, a confronto con una filosofia del tutto avulsa...

"Dono vano, dono casuale
Vita, perché mi sei stata data?
O perché dal misterioso destino
Sei stata condannata al supplizio?
Chi, con potere nemico
mi ha chiamato dal nulla,
Ha colmato la mia anima di passione,
Ha agitato la mia mente col dubbio?
Non c'è scopo davanti a me:
il mio cuore è vuoto, vana la mente,
E mi opprime d'angoscia
Il monotono rumore della vita."
Poesia "26 maggio 1828" di Aleksandr Puškin
Questi versi cantano il medesimo sentire dell'enigmatico autore del libro, noto anche col nome di Ecclesiaste: mi ha sempre affascinato come pochi altri, sin dal primo momento in cui ho letto le pazzesche righe in esso scolpite.
E' stato bello risentirne il profumo anche in Puškin, conseguenza della mia tardiva e intempestiva passione per la letteratura e la cultura russa...
Mi conferma nella convinzione che nel cuore dell'uomo, a prescindere dalle epoche, aleggi costantemente questa domanda di fondo.
In particolare, sono stupefatto dalle incredibili assonanze con il pensiero di un altro filosofo, Schopenhauer, pur così lontano dal cristianesimo...
Suona quantomeno temerario, infatti, accostare Schopenhauer, filosofo simbolo del rifiuto del sistema hegeliano, a Qoelet, che si presenta come figlio di Davide e suo successore al trono di Israele, a cui è stato attribuito l'omonimo libro dell'Antico Testamento.
Nonostante i due autori siano vissuti a distanza di millenni l'uno dall'altro e in contesti culturali diversissimi, questo paragone svela inaspettate similarità di vedute: queste similarità non scandalizzino il lettore, poiché così si legge nella descrizione degli editori della Bibbia di Gerusalemme, alla quale faccio riferimento:
"Il libro è solo un momento dello sviluppo religioso e non bisogna giudicarlo staccandolo da ciò che l'ha preceduto e da ciò che lo seguirà. [...] Dà una lezione di distacco dai beni terrestri e, negando la felicità dei ricchi, prepara il mondo a udire Beati voi, poveri!"
Un comune influsso delle culture orientali: si dice infatti che il libro di Qoelet risenta di influenze della lettura sapienziale detta "Epopea di Gilgamesh", anche se non è ancora stato dimostrato; è altresì noto che la filosofia di Schopenhauer sia permeata da un certo buddhismo.
Una sorprendente identità di metodo: bastano poche righe e ci si rende subito conto che leggendo il Qoelet ci si trova di fronte ad un vero e proprio testo filosofico. "Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo", si legge nel primo capitolo.
Appunto, l'indagine della totalità è l'attività fondamentale della filosofia.
Inoltre, i temi trattati dai due filosofi sono praticamente gli stessi, con un'ovvia differenza terminologica.
Sarà pertanto cruciale, per analizzare i relativi pensieri e coglierne le affinità, identificare correttamente il lessico utilizzato dai due autori.
Per questi motivi ho voluto soffermarmi sull'affascinante comparazione tra i due: il viaggio continua nelle puntate successive!



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