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Qoelet - puntata 3

Aggiornamento: 20 mag 2024

Una breve serie di post dedicata a un libro speciale di sapienza, misterioso, semisconosciuto, piazzato proprio lì nel bel mezzo della Bibbia, a confronto con una filosofia del tutto avulsa...

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La sofferenza universale e il rapporto proporzionale intelligenza - dolore


Volontà, desiderio, brama, passione sono quindi termini che i due filosofi usano alla stregua di sinonimi di sofferenza.


Ma il parallelismo tra Schopenhauer e Qoelet non si ferma alla sfera umana: tutto l’universo partecipa proporzionalmente alla sofferenza.


Come non riferirsi quindi al concetto di pessimismo cosmico, di sofferenza universale?

Alla base del pensiero di Schopenhauer, riguardo al fatto che “tutto soffre”, sta la convinzione che il male non sia solo nel modo, ma nel Principio stesso da cui esso dipende.


Ecco che quindi tutta la realtà, anche nei suoi aspetti inorganici, è stritolata dall’inesorabile morsa di questa geniale e malvagia “volontà di vivere”, che tenta in tutti i modi di garantire la propria continuità a spese di ogni essere vivente o inerte, usando come mezzi la procreazione di animali e piante, facendosi cavalcare come un toro da rodeo dagli individui più passionali, iniettando tanto dolore quanta è la misura della loro intelligenza e sensibilità.

 

Analogamente, il Qoelet afferma: “molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere, aumenta il dolore”. “Non essere troppo scrupoloso, né saggio oltre misura: perché vuoi rovinarti?”.


E ancora, sul rapporto proporzionale tra sapienza e sofferenza: “Il cuore dei saggi è in una casa in lutto, e il cuore degli stolti in una casa in festa”.


Come a dire: il sapiente ha la sua casa interiore, il suo cuore, pieno di amarezza, derivante dall’esperienza del passato e dalla consapevolezza del futuro (la morte), lo stolto invece è come una casa addobbata a festa, echeggiante di baldoria, ma inconsapevole del destino che l’attende; oppure di esso consapevole e, pertanto, desiderosa di intorbidirne il ricordo con piaceri fugaci.


Prosegue infatti: “Meglio ascoltare il rimprovero di un saggio che ascoltare la lode degli stolti: perché quale il crepitìo dei pruni sotto la pentola, tale è il riso degli stolti”.

 

Tuttavia, qui vale la pena di sottolineare anche una differenza tra i due autori: mentre in Schopenhauer il Principio Primo di ogni cosa è un’entità malevola, grifagna e sfruttatrice, in Qoelet non viene mai meno la convinzione che esso è, invece, il Dio che “ha creato gli esseri umani retti, ma sono essi che vanno in cerca di infinite complicazioni” (Qo 7, 29).


Pertanto, è fondamentalmente nel cuore dell’uomo che va in scena il travaglio della consapevolezza, e non nella creazione per come è stata voluta da Dio.


 
 
 

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