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Qoelet - puntata 4

Aggiornamento: 8 feb

Una breve serie di post dedicata a un libro speciale di sapienza, misterioso, semisconosciuto, piazzato proprio lì nel bel mezzo della Bibbia, a confronto con una filosofia del tutto avulsa...

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Le donne e l'illusione dell'amore


Da questo punto in avanti, in aggiunta alle similitudini, inizieremo ad apprezzare anche profonde differenze tra i due autori.

 

“Trovo amara più della morte la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia” (Qo 7, 26).


La forza mortifera della donna, in questo versetto quasi dantesco, risiede nella sua capacità di seduzione, di adescamento, di cattura.

Nel Qoelet, “le immagini sono venatorie, l’abbraccio d’amore è una caccia che vede l’uomo come preda, artigliato da quelle mani delicate eppur pericolose, e irretito dai lacci del sentimento”, commenterà magistralmente il card. Ravasi.

 

Tale passaggio è emblematico per capire come Qoelet si avvicini alla concezione schopenhaueriana dell’amore: dietro alle lusinghe di Cupido, si nasconde l’incantesimo del Genio della Specie, altro nome della volontà, il quale allude alla procreazione quale metodo per perpetrare il suo intento malvagio.

 

Una delle possibili identità attribuite all’autore del Libro di Qoelet, ammesso che si possa effettivamente parlare di un singolo scrittore, è quella del Re Salomone: è noto che l’erede di Davide si circondò di un incredibile numero di donne, “settecento mogli e trecento concubine”, mille in tutto.


Reale o simbolico che sia tale numero, riportato nel Primo Libro dei Re ed effettivamente carico di significati (mille è il numero biblico che indica l’immensità, il massimo umanamente concepibile), esso fece appunto di lui il "massimo conoscitore" della natura femminile, come anche affermato nello stesso Ecclesiaste.

 

Nonostante la sua proverbiale saggezza, tuttavia, Salomone cadde vittima dei “lacci”, poiché furono proprio le sue donne a distoglierlo dal culto del Dio di Israele, per poi indurlo a venerare gli dèi pagani.

Fatto, quest’ultimo, di cui ebbe modo di pentirsi amaramente, e che probabilmente consolidò in lui lo sconcerto relativo ai pericoli in agguato, nel rapporto con il gentil sesso.

 

Anche per Schopenhauer avere a che fare con il mondo femminile è, per usare un eufemismo, problematico: “il matrimonio è una trappola che la natura ci tende”, affermerà.


Su questo aspetto del pensiero di Schopenhauer, ho selezionato la sua citazione meno impresentabile fra le tante poiché, contrariamente a Qoelet, il quale non scade mai nella denigrazione tout-court delle donne, il filosofo tedesco si abbandona senza troppi scrupoli a una misoginia a dir poco becera...

 

Al contrario, l’autore biblico è in grado di sfoderare massime del tutto costruttive, sia per la dovuta considerazione delle donne, sia per l’edificazione maschile, soprattutto in un ambito così delicato: “godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua parte nella vita e nelle fatiche che sopporti sotto il sole”. (Qo 9, 9)

 

Pur ammettendo le difficoltà di trovare la donna ideale – “un uomo fra mille l'ho trovato, ma una donna fra tutte non l'ho trovata” (Qo 7, 28) – questa visione tutto sommato non polemica nei confronti del Creatore, che invece Schopenhauer cordialmente detestava, pone le basi per una convivenza uomo-donna felice.

 

Infatti, il milieu culturale che ha generato il Qoelet è il medesimo di un altro testo sapienziale, in cui riecheggia tutta la saggezza dimostrata in quest’opera: il Libro dei Proverbi.


Anch’esso in parte oggetto di "pseudepigrafìa" (l’artificio letterario di far collassare la molteplicità di autori su uno solo, Salomone in questo caso) esso dona, all’uomo timorato di Dio, una bellissima descrizione poetica di ciò che può essere l’aiuto che, fin dalla Genesi, il Signore ha pensato per lui:

 

“Una donna forte chi potrà trovarla?

Ben superiore alle perle è il suo valore.

In lei confida il cuore del marito

e non verrà a mancargli il profitto.

Gli dà felicità e non dispiacere

per tutti i giorni della sua vita.”

- Pro 31, 10-12


 
 
 

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